mercoledì, ottobre 28, 2009

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Il discorso sull'asino illuminato, per pleonastico che sia, sussiste e sussisterà ancora per molto. Vivrà anzi un andamento iperbolico. Ed è un bene. E' che, venendo meno in certe circostanze la mutuabilità polifunzionale dello pseudoriconoscimento personale retroattivo, si rischia di tergiversare su inutili e catartiche peregrinazioni psicoattitudinali. D'altra parte, dove non c'è sinergia volontaria, c'è quel famoso "babau" di cui alcuni saggiamente nonché forse laconicamente talvolta accennano. Si dà il caso infatti che la materia trattata sia più machiavellica di quanto noi oggi possiamo pensare. Per quanto testé messo in dubbio, noi, nell'eventualità di un nuovo, quanto latente, modus vivendi di circostanza, sapremmo carpire tutti i "si" del caso con la consapevolezza che ci sia lungimiranza e assoluta pragmaticità. Asserire "Il pesce non sa cosa sia l'acqua" non è affatto controproducente, ma occorre forse anche rendersi partecipi del nuovo livello catatonico-catalettico della diffusione mediatica dell'asino illuminato, una diffusione onnipresente, alquanto dinocolata, spesso disinteressata, mai esaustiva, fondamentalmente cinica, ipercinetica, e di cui sicuramente (per ovvie ragioni) non sono procrastinabili le innumerevoli problematiche annesse e connesse.

3 commenti:

... ha detto...

seguimi su http://selenia-levolchanel.blogsot.com
Friulì Friulà :)

Unknown ha detto...

nice blog

A ha detto...

Grazie